Violenza sulle donne: dal riconoscimento all’intervento – Il mio intervento al Senato della Repubblica
Il 23 maggio 2025 ho avuto l’onore di partecipare come relatrice al convegno “Violenza sulle donne: riconoscerla per intervenire”, svoltosi presso la Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro, al Senato della Repubblica. L’iniziativa, fortemente voluta e coordinata dalla Dott.ssa Chiara Togliani, ha visto la presenza di professionisti del diritto, della salute mentale e delle istituzioni, tra cui la Senatrice Lavinia Mennuni, da tempo impegnata in ambito sociale e legislativo.
Nel mio intervento, in qualità di Psicologa, Criminologa e Vittimologa, Coordinatrice della Regione Lazio e Direttrice per i Diritti delle Donne dell’International Police Organization, ho voluto portare una voce che troppo spesso rimane nell’ombra: quella delle donne che si trovano nel momento più fragile della loro esistenza, quando decidono di denunciare la violenza subita.
Ogni giorno, nel mio lavoro nei centri di ascolto, accolgo donne che vivono nella paura e nell’incertezza. Sono donne forti, determinate, ma logorate da una domanda che le paralizza: “E dopo la denuncia, cosa mi succede? Dove vado? Di cosa vivrò?”.
Ed è proprio questo il nodo centrale del mio intervento: la denuncia non può essere un salto nel vuoto. Deve essere l’inizio di un percorso chiaro, rapido e sicuro.
Ho sottolineato quanto sia fondamentale che il passaggio dalla denuncia alla protezione avvenga in tempi brevissimi, senza lungaggini burocratiche. Quando una donna decide di denunciare, lo Stato deve già essere pronto ad accoglierla, proteggerla e sostenerla. Casa, lavoro, sostegno psicologico, continuità educativa per i figli: tutto questo deve essere garantito e integrato.
Per molte donne, il timore di restare senza nulla è più forte della paura della violenza stessa. Ed è questa paura che dobbiamo cancellare. Lo Stato non può limitarsi a “registrare” una denuncia: deve trasformarsi in risorsa attiva, presenza concreta, rete efficace.
Abbiamo bisogno di leggi che funzionino, ma anche di strutture operative che comunichino tra loro, che agiscano con tempestività, che vedano la donna come una persona da sostenere, non come un numero da archiviare.
Concludendo, ho voluto lanciare un appello forte: solo se la denuncia è accompagnata da soluzioni immediate, possiamo davvero parlare di tutela. E solo se garantiamo strumenti reali, possiamo restituire dignità, libertà e futuro a chi ha subito violenza.
Dr. Klarida Rrapaj
Psicologa, Criminologa esperta in Vittimologia